La forza della ragione dell’arte: Paolo Cervi Kervischer

di Maria Luisa Runti, NTWK 06/2007

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Ci sono più modi di accostare un Artista al pubblico: chiedergli delle sue opere, delle sue mostre ma anche di lasciar parlare l’Uomo che analizza dunque da Uomo di pensiero lo stato attuale dell’Arte. Dopo il notevole successo della Mostra “CORPI VAGANTI VACANTI” e delle due preziose, quanto inconsuete performances che ne hanno accompagnato il percorso (al Teatro Stabile Sloveno) e della mostra collettiva a Pechino, (unico triestino invitato fra 20 Maestri italiani) nella  primavera scorsa, P.C.K. oggi ci parla soprattutto di Arte, di Società e di mercato affrontando con profonde doti analitiche una situazione attuale non facile.

Che cosa ti sta più a cuore: la condizione dell’Artista, quella dell’Arte o quella della Società?
La condizione della Società e del suo rapportarsi con l’Arte e l’Artista. Oggi come in passato, L’artista è al centro di un “motore di attenzione”  che permette alla Società di identificarsi e verificarsi con le sue stranezze, con i momenti tesi nel suo divenire sociale; l’ Artista ha sempre fatto da specchio a quanto accadeva intorno a lui anche se il suo lavoro poteva sembrare indifferente, cinico, astratto o lontano.
Lo spirito dei tempi è passato volta a volta attraverso un’arte asservita al potere religioso, aristocratico o politico ma all’interno di questo “uso” finalizzato dell’Arte, l’Artista ha comunque sempre potuto far pervenire il suo messaggio provocatorio. Pensa ad esempio al Michelangelo del Giudizio alla “Sistina” oppure ai ritratti di Goya che, pur accontentando il Committente, lasciavano trapelare il proprio tormento esistenziale e quella critica sociale che noi, ora, ben percepiamo.

La tua definizione di Arte, nella società dell’oggi?
Uno “status symbol” del Potere Economico, di frequente autoreferenziale e fine a se stesso.

Intendi dunque dai mercanti d’arte al mercato d’arte?
Sì, il mercato crea degli Artisti che servono come “status symbol” agli arricchiti, ai nuovi “potenti”. Sono anche “pedine” di un apparato molto ampio che crea valore. Artisti indubbiamente validi, selezionati, ma che debbono rimanere pochi. Da qui un incremento velocissimo del prezzo di mercato di alcune opere con il rischio che un Artista venga quotato in modo esagerato e per lui controproducente anche dopo soli pochi anni, rendendo allo stesso tempo quasi nullo il valore delle opere di altri artisti, pur validi, ma non inseriti nel sistema.

Tu sottolinei l’interesse del sistema dell’Arte per la novità in assoluto, la riconoscibilità, la differenziazione…
Oggi si tende a sposare una formula creata “ad arte” dal sistema, che offre anche delle diverse opportunità in diversi settori a latere: fotografia, video, installazioni che sono stati molto sponsorizzati dall’Industria. L’arte si presta quindi alla speculazione, sia in sè che da parte dell’Industria dei Media che appoggia gli Artisti che utilizzano i suoi strumenti. Certo è che la visibilità così è riservata comunque a pochi.

L’ antidoto?
C’è. In Germania, Francia, Austria ad es. si è creato un “sottomercato” molto vivo di Artisti “indipendenti”, che sono il vero motore della cultura locale e ne assicurano la specificità. 
In caso contrario, lasciando fare al solo mercato, ci ritroveremo con un arte privata della sua stessa anima, e di una società ad essa equivalente.

Il tuo pensiero e le tue emozioni sul viaggio che hai fatto a Pechino…
L’opinione che mi sono fatta è che la Cina ha un po’ una doppia faccia: un moderno “schiavismo”a cui si adatta (e sostenuto anche dal nostro fariseismo occidentale), ed i nuovi mercati tecnologici. Ho visto un dormitorio nell’“utong” di operai cinesi: dormivano tutti assieme in attesa del risveglio per andare al lavoro: Tavolate a castello; una sensazione per noi molto forte..., eppure loro sorridono perché hanno raggiunto la “grande città”. Mi ha molto colpito il loro modo di considerare l’esistenza: noi occidentali ci chiediamo il perché viviamo, loro vivono senza chiederselo. La domanda è già risolta all’origine. Molto interessante, dal punto di vista artistico il “Quartiere 798”, sede di numerose gallerie che puntano a formare il “fenomeno dell’ Arte Cinese” da esportare nel mondo. Colpisce la preparazione di base degli artisti cinesi ed ogni espressione, a volte anche in aperto evidente antagonismo al sistema (come già la PopArt americana), resa al massimo livello.
Penso comunque che la Cina, soprattutto dopo le prossime Olimpiadi, terrà in mano le redini dell’economia mondiale.

Ancora un messaggio?
E’ fondamentale ritrovare il senso di ciò che era la formazione dell’Artista perché essa è anche la formazione dell’Uomo.

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